Vermouth di Torino: il libro
Ho avuto l’opportunità di sfogliare il libro “VERMOUTH di Torino”. Purtroppo non ho ancora avuto il tempo di leggerlo.
Volume della collana Grado Babo – edito da Kellermann Editore a cura di Giusi Mainardi – racconta la storia del più importante vino aromatizzato italiano, simbolo di eccellenza del nostro Paese e protagonista dell’aperitivo in tutto il mondo.
Nel mio trascorso piemontese, dopo una cena in una piola (trattoria) spesso dell’astigiano ero solito gustare un barolo chinato, oggi diventato prodotto di elite. In mancanza il mio preferito era il vermout Punto e Mes.
Il libro ripercorre le principali tappe di un prodotto centenario, fortemente legato al territorio piemontese, che oggi sta vivendo un’epoca di grande apprezzamento internazionale, tanto da aver ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento dell’Indicazione Geografica che identifica e sancisce il legame con una terra e un “saper fare” unico.
Nato nel 1700 dalla maestria dei liquoristi torinesi, il Vermouth di Torino diventa già nel 1800 un prodotto esportato ovunque in grado di conquistare i mercati di diversi Paesi oltre Oceano, come Stati Uniti, Brasile, Argentina, Ecuador, Cile e Colombia.
Noto anche per aver dato impulso a un nuovo modo di ideare le etichette da apporre sulle bottiglie, dando vita a immagini simbolo e a iconici manifesti pubblicitari che l’hanno reso riconoscibile in tutto il mondo. Adolph Hohenstein, Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich, Giuseppe Magagnoli, Armando Testa sono solo alcuni dei nomi illustri che, con fantasia e abilità, hanno creato immagini rimaste celebri nella storia della pubblicità.
Profumato di erbe e spezie esotiche, bevuto puro o in celeberrimi cocktail, il Vermouth di Torino è protagonista di un racconto avvincente che parte dalla mondana “ora del Vermouth” tipica della città di Torino, per giungere fino al più recente rito sociale dell’happy hour.